sabato 9 maggio 2015

Ma la tua vita era più importante, amico mio. Mi strugge non essere riuscita a farti capire questo, in tutti questi anni. Soprattutto mai m’ha sfiorato il dubbio che non lo fosse, per te (importante, dico…).
La tua vita era più importante di tutti i maledetti Enti per i quali hai lavorato, investendo tutto di te, tempo, denaro, famiglia, affetti… tutto, e che avrebbero dovuto assicurarti non dico la felicità (che pure è un nostro diritto, sappilo), ma almeno la sopravvivenza, per te, per il tuo lavoro, per i tuoi figli, e per tutte le persone che contavano su di te.
Il gigante buono, ho letto… e questo è il tuo destino. Mai s’è persa la tua onestà, nemmeno nei tuoi modi a volte ruvidi, né mai mi sarei aspettata questa ultima terribile ‘sorpresa’ da te… tu sei sempre stato così, come ti presentavi, non avevi due facce, chi c’era c’era, il resto si fottessero, e a volte è toccato anche a me, se perdevo il tuo ritmo. Retto e corretto… per questo manchi già tanto. 
Che ti sia lieve almeno il resto…


lunedì 4 maggio 2015

Stamattina mi sono svegliata con la tristezza di dover salutare lo zio Pippi, il fratello maggiore di mamma, ovvero il patriarca di casa da quando rimasero orfani… cioè molto presto, purtroppo. Novant’anni non sono un motivo per non rattristarsi… i genitori sono sempre genitori e ce se ne rende conto solo quando si perdono. E così volevo abbracciare i miei cugini, portare loro il mio affetto e la mia vicinanza, ed inoltre mandare un saluto a mamma tramite lo zio… così.
Ma la giornata nascondeva ancora qualcosa… sulla strada del ritorno mi è arrivato un messaggio che mi ha fatto buttare a terra il cellulare come fosse bollente… oddio, non so, non so, fa male, forse ho letto male. Dino si spaventa e si ferma, raccatta il telefono e legge, e poi spegne la macchina. E’ incredulo pure lui, io dicevo fammelo rileggere, avrò visto male… la Graziana? Ma forse dice la ‘mamma di Graziana’, era lei che stava male… La Graziana? La MIA Graziana?
Come un animale ferito e sofferente mi ha allontanata da lei, dopo un po’ di anni passati insieme a conoscerci ed amarci, all’incirca un anno fa, quando cioè ha avuto certezza del suo male, ma che io ignoravo… fino a qualche ora fa.
Mi ha presa in giro, diceva che non era niente, che era un piccolo problema e che si sarebbe risolto ma, diceva, intanto la vita ha delle fasi e la nostra fase insieme è finita, bisogna cambiare, andare avanti, non fossilizzarsi, aprirsi a nuovi amici… accettare.
Cancellata da facebook, telefonate e messaggi senza risposta… lei proprio testarda all’infinito, mentre io mi arrovellavo nel chiedermi che cosa le avessi fatto (involontariamente, a volte può succedere) di così grave da meritare questo ‘abbandono’, ripercorrevo gli ultimi incontri, le telefonate, le mail… per capire. Di giorno ci pensavo, la notte spesso la sognavo (mi mancava da morire) e dopo un po’ di mesi ho mollato, anch’io privata da poco di mia mamma, e quindi senza energia sufficiente, armata solo della speranza che prima o poi sarebbe tornata in sé… e di nuovo vicina a me, soprattutto.
Aspettavo solo questo, un’amicizia così profonda non può finire, ero fiduciosa.
E invece, all’ora di pranzo, in macchina, mi arriva la notizia, quella che non mi aspettavo, e che solo ora l’amica comune si è sentita libera di darmi… ora che lei non può più incazzarsi.



venerdì 1 maggio 2015


Ti ho conosciuto che avevo appena compiuto 16 anni. Da subito decisi di lasciare la scuola per seguirti, mi apparivi come un… mago, capace di darmi tutte le sensazioni che già cercavo: indipendenza, autonomia, libertà di scelta.
Mano a mano che andavo avanti con te ho scoperto anche le tue ‘pecche’, eri diventato egoista e manipolatore, in cambio ti aspettavi molto di più di quanto eri disposto a dare; ti ho anche visto nelle mani di gente che faceva di te quello che voleva, e ho incominciato a soffrire di questo tuo venderti.
Ho capito perciò che tra noi la più forte non ero io, ma chi usava il tuo nome per i propri piccoli tornaconti personali. Certe volte, all’inizio, mi sei sembrato come il B. (ancora non se ne parlava, ma ora lo so), ossia, “dopo i 18 non le vogliamo”…
E quando a questo mi sono ribellata tu mi hai allontanato dalla tua vita, non senza dolore né senza l’umiliazione di doverti perdere senza averne alcuna colpa. Ma io non ho smesso di cercarti, ero solo all’inizio della storia, e così ti ho ritrovato… più bello di prima. Eri talmente interessante che quella parte di me sveglia e intelligente si è subito messa all’opera per imparare tutto, di te…
Ma anche stavolta altre persone per altri motivi ti hanno usato contro di me, e per me eri diventato un incubo con il quale convivere, non mi sentivo più come i primi tempi: libera, indipendente e serena.
E t’ho lasciato io, quella volta, scegliendo di andarmene altrove, in cerca di una me lontano da queste strette trappole, ma soprattutto con la speranza, in valigia, di un ‘te’ che potesse darmi semplicemente una vita dignitosa, senza compromessi e senza ricatti.
Il resto è storia… tante disavventure che alla fine mi hanno riportata a te, ancora. E tu ancora una volta mi hai ripresa con te, proprio quando ne avevo più bisogno, mi hai fatto rinascere, mi hai ridato le basi per costruire l’intero mio futuro, mi sono ritrovata capace e stimata, finalmente! Mi sentivo al sicuro tra le tue forti braccia, e tutta la fatica del ricominciare non era niente in confronto a ciò che mi davi. Forse non riuscirò mai a trovare le parole per esprimerti la mia gratitudine, per quegli ultimi 20 anni.
Ma poi è successo ancora… di nuovo gente incapace che si fa scudo con te, che ordina e ottiene, che manipola e mortifica… e l’ho dovuto accettare, alle volte, pur di non finirla con te… abbassare la testa e dire a malincuore: ok…
E poi ti hanno costretto a lasciarmi, ti dicevano che ero troppo vecchia, per te. Troppo testarda e troppo all’antica, sempre io, con questa storia dell’onestà, e correttezza e tutto il resto… non so, forse ti ero diventata ingombrante.

Oggi non so più se continuare a cercarti, mi hai lasciata in un momento della mia vita in cui non posso recuperare ancora niente di tutto ciò che ti ho dato, e forse con un ultimo piccolo sforzo avresti potuto anche accompagnarmi sulla riva del mio riposo finale, ma tu non hai voluto che andasse così… ti sei circondato (e continui a farlo) di gente che usa il tuo nome (ora anche in inglese) ed il tuo potere per ottenere ognuno dei propri capricci. Non potrai peggiorare, ormai a questo punto, ma forse io (con l’aiuto di chi davvero merita il mio tempo e le mie attenzioni) ora, posso fare a meno di te... 
Sentivo di dirti questo, nel giorno della tua festa. 

domenica 19 aprile 2015

Brevi note biografiche dell’autrice, a guisa di cerniera tra i due momenti storici.

E sono passati quattro anni, e si sono succeduti quattro governi (eletti da tutti tranne che dagli elettori), e io ho cambiato tre case (ma in compenso ora ho tre gatti), e ho perso qualche buona amica per strada (però adesso ho due fedeli alane che mi fanno incondizionata e sincera compagnia nei pochi momenti di solitudine).

Mi ricordo ancora quel sabato, del precedente post, uno dei miei ultimi fine settimana ‘lavorativi’ poi, dal giugno dopo, a casa… “Non ci servi più, non abbiamo più bisogno delle tue conoscenze/competenze, della tua trentennale esperienza, noi siamo nati con i soldi e quindi ‘già imparati’, bla bla bla… bla bla bla. E poi c’è la crisi e tu non vendi più, inoltre sei presuntuosa e insofferente, e siccome dobbiamo tagliare qualcosa, e tu sei pure la più anziana, ti diamo perfino l’onore di essere la prima (ad andare… oh bella ciao)!”

E quindi il silenzio assordante del sentirsi totalmente inutile, a chiunque, ti ritrovi improvvisamente inesistente per qualsiasi causa, per qualsiasi cosa. Nel giro di pochi mesi nessuno più ti chiama, ti cerca... Tranne che la vecchia, cara equitalia (loro ti trovano sempre, ovunque... ergo esisti ancora!!! Non lo trovate terapeutico più del prozac?).

E poi i mari_o monti, gente più o meno e_letta, infine il gioco anni ’70 della sedia, di quando il disco andava solo coi giradischi e appena s’interrompeva la musica solo il più lesto-furbo si sedeva. Ahhh, ricordi & 'friendzi'…

Nel frattempo tutto scorre, la tares, l’imu, l’isis… ma noi, oggi, siamo ancora qua... eh già:


 "700 morti. Il fallimento di tutte le parole, dal Pd al M5S alla Lega. Ora facciano silenzio tutti. È il momento del dolore e della comprensione." (Roberto Saviano)



Non so, ma mi dico: almeno prima arrivavano vivi.

giovedì 14 aprile 2011

CHI HA PAURA DELL'UOMO... LIBERO?

E dunque eravamo lì, lo scorso 2 aprile, di sabato, dapprima in piazza a Manduria dove era stata organizzata, dagli antirazzisti, pacifisti ed altri attivisti, una manifestazione contro il sistema 'tendopoli' e contro ogni guerra.



E dopo l'intervento, acclamatissimo, di Vendola molti dei partecipanti, tra cui noi, circa un  centinaio, ma anche di più, ci siamo diretti verso la tendopoli, sulla strada di Oria. Già giungendo, da lontano, si poteva assistere allo 'spettacolo' infinito e agghiacciante delle tende che quasi si perdevano all'orizzonte, ché il campo emanava disumanità già dalle sue stesse dimensioni.


Tuttavia credo che nessuno di noi si aspettasse quello che poi è accaduto all'ingresso. Una fila di poliziotti pronti ad impedirci qualsiasi accesso al campo. Il nostro intento era quello di visitare gli immigrati, incontrarci, esprimere loro la nostra solidarietà, far sentire loro che nessuno di noi ne ha paura, che sono voci messe in giro solo per creare emergenza e quindi soldi, consensi... che una gran parte degli Italiani ritiene e crede che i diritti umani debbano essere rispettati per tutti, senza distinzione di... etc. etc. etc.

Ma nemmeno con queste argomentazioni siamo riusciti a passare, tranquillizzandoli, cioè, sulle nostre buone intenzioni, se il loro dovere fosse quello di 'proteggerli'. Poi abbiamo deciso di 'spingere'... eravamo tanti, potevamo farcela, loro lì solo una decina o poco più... Da noi solo un timido tentativo, ma poi, così, magicamente, sono apparsi gli altri, quelli col casco e scudo e tenuta antissommossa insomma, 
che hanno un po' intimorito la maggior parte di noi, tra cui molti giovani, ma anche meno giovani, famiglie, bambini, che di sicuro non entravamo nel target ove è richiesto quel tipo di intervento... Ci sarebbe senz'altro piaciuto, anzi, che i poliziotti stessi c'avessero accompagnato fin dentro per poter esprimere anch'essi la propria solidarietà ai fratelli... mmm.... ma adesso sto sognando...
Qualcuno, tra cui noi, ci ha provato ad aggirare la 'catena' poliziesca, svoltando lì sul lato sinistro,  avvicinandoci cioè alla rete dalla quale si vedevano fuggire ragazzi davanti ai poliziottti che invece restavano dov'erano, mentre noi cercavamo almeno di intravedere qualcuno di questi ragazzi e far sentire loro la nostra vicinanza. Giusto questo. Si chiedeva troppo?

 

E' stato lì poi che è successo... quello che è successo... ci siamo voltati verso destra richiamati da fragorose grida e dal rumore della libertà... Anche loro, lì da dentro, intanto avevano intravisto il movimento lì davanti, e i tanti di noi che facevano loro cenni di saluto da fuori, credo avessero capito, e così tumultuosamente e allegramente erano riusciti in quello che noi non eravamo riusciti: passare. Gridando liberté! liberté! liberté!




Non siamo più fatti per la rivoluzione, ho pensato... ci siamo impigriti, invecchiati, indeboliti, accomodati, allargati, accorciati, ristretti..? 'Sti ultimi vent'anni è stata dura... e non accenna a diminuire, e noi intanto ci siamo fatti 'grandi' nella lunga attesa di tornare al mondo di 'prima', dove noi già c'eravamo... quello che noi e pochi altri ormai conosciamo... ma che forse rischiamo di dimenticare...
Ma non ho fortunatamente avuto il tempo di intristirmi, ché mi sono trovata 'trascinata' dalla situazione così 'speranzosa' che s'era creata, atmosfera che qui in Italia non si prova da parecchi decenni... per non dire ventenni...
Tutti i TG davano la stessa notizia, una fuga di massa... ma essendo stata lì posso dire esattamente il contrario. Fughe e fughette ce ne sono state, certo, come ogni altro giorno lì a Manduria, alcune, dicevo prima, le abbiamo viste pure noi, e soprattutto lo facevano sotto gli occhi dei poliziotti.
Mi chiedo l'utilità della 'distorsione' della notizia, anche se è sempre la stessa storia: devono far paura.
Dai filmati che seguono invece si vede chiaramente che s'è trattato di un venir fuori e trattenersi con noi (loro ne sono stati capaci noi no, siamo noi che abbiamo più che mai bisogno di loro, diciamocelo), parlarci, dar loro delle sigarette, acqua, cibo, ascoltarli, manifestare insieme... così è andata! Vedete tra i manifestanti qualcuno che ha paura? Ahahahahhah



Qualcuno un po' per l'emozione (ma non credo, il suo amico dice 'polizia'...), un po' per tutto il trascorso trattenuto nel suo animo e nel suo corpo fino a quel momento, non è stato bene, e così s'è anche potuto constatare la mancanza di assistenza di questi luoghi...



Si vede chiaramente che tutti (o quasi, al più) rientrano al campo, non sono andati da nessuna parte, quella sera, signori tg, almeno non più di quanti ne scappavano quotidianamente. Anzi, i loro anziani (che sono molto ascoltati, e tenuti in grande considerazione... anziani poi... rispetto a loro, avranno avuto al massimo 40 anni) cercavano di tenerli buoni e convincerli ad aspettare fiduciosi il permesso 'lecito', li pregava di non scappare, e di resistere... ché l'unico modo per averlo era quello di restare.



Spero che tutti quelli che nel frattempo erano scappati abbiano avuto le stesse possibilità, spero che non ci si sia accaniti sulla scusa del 'clandestino' per rimandarli indietro, erano e sono persone capaci e gentili. E tuttavia non erano e non sono loro il problema dell'Italia, nemmeno uno dei tanti.

E quindi mi fa male all'anima oggi vederli piangere dalla disperazione per i rimpatri, che vanificano e stracciano tutti i loro sogni, e le loro speranze, il loro desiderio di libertà e di futuro, impotenti qua, vederli protestare e non ottenere nulla. Non funziona come da voi in Italia, ragazzi, o come in un qualsiasi altro paese assediato, qua non si scenderà mai in piazza a difendere i propri diritti ed il proprio futuro finchè nelle nostre case arriva il segnale tv.

giovedì 25 novembre 2010

25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne


6 milioni 743 mila sono in Italia le donne vittime di violenza, pari al 31,9%
il 23,7% ha subito violenze sessuali (5 milioni)
il 18,8% ha subito violenza fisiche (3 milioni 961 mila)
il 4,8% ha subito stupri o tentati stupri (1 milione)
il 18,8% ha subito comportamenti persecutori (stalking) (2 milioni 77 mila)
7 milioni 134 mila hanno subito violenza psicologica…